Rimini | Nasce l'associazione Dreamini, al bivio tra cultura e politica: Privatizzare fiera e palas, il comune non è un imprenditore
Si posizionano nettamente in favore delle privatizzazioni delle società pubbliche, a partire da palacongressi e fiera, gli uomini di Dreamini, un nuovo soggetto culturale che sarà presentato ufficialmente venerdì prossimo. A raccontare l'esperienza di Dreamini da un'idea di Marco Ferrini, saranno il giornalista Bruno Sacchini e l'ex assessore al bilancio del Comune di Rimini Mario Ferri con l'occhio già puntato sulle prossime amministrative (a Rimini tra due anni), "essendo che gli attuali amministratori appaiono del tutto inadeguati a “cambiare verso” a una città pericolosamente avviata da una parte al nulla culturale, dall’altra al default economico-finanziario. Vicende come quella dell'aeroporto, dell'identità turistica, degli sversamenti in mare o del polo congressuale e fieristico sono temi con cui si sono cimentate intere generazioni di amministratori. Col risultato d’un Comune che oggi, attribuendosi un ruolo da imprenditore che non gli compete, sembra incapace di dare risposte adeguate ai problemi drammatici della città e dei suoi abitanti".
Della compagnia fanno parte volti non nuovi della politica ma da sempre impegnati, gente che "ama la città e crede nella possibilità di rimettere in moto dinamiche di sviluppo al fine del conseguimento d’un benessere generale oggi largamente compromesso o perduto", dicono di se stessi. Perlopiù si tratta, si può ben vedere anche da chi parlerà in conferenza stampa, "di persone con identità culturale, professionale nonché politica diversa, quando non addirittura contrapposta, incapaci di rassegnarsi alla retorica d’una crisi diventata ritornello d’obbligo, s'incontrano non solo per analizzare i problemi di Rimini, ma per ipotizzare delle soluzioni". Tra gli amici di Dreamini ci sono anche Antonio Smurro e Sergio de Sio.
"Non vogliamo ingrossare la schiera dei disfattisti, vorremmo - sottolineano - piuttosto cercare di offrire soluzioni a partire dalla preoccupazione largamente condivisa per una città che non sa più da dove viene, chi è, dove va. Per questo il gruppo di persone che si presenterà venerdì 14 marzo ha costituito un'associazione culturale dall’evocativo nome di 'Dreamini': come dire, anglesizzando, Rimini come dream, come sogno, quindi cosa pensare e fare perché Rimini torni a essere sogno, proiezione immaginaria, oggetto del desiderio sia dei turisti che dei Riminesi stessi piuttosto che incubo o “città fantasma” sulla via Emilia, come finirà per diventare andando avanti così. Dell’associazione fanno parte soggetti di varie aree culturali e politiche, giovani, imprenditori, professionisti, uomini e donne aperti a un confronto di tipo innanzitutto culturale con chiunque abbia a cuore il destino della città".